Una pagina manoscritta della celebre opera memorialistica Se questo è un uomo di Primo Levi sarà esposta in occasione del Giorno della Memoria 2020 nella splendida cornice della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma presso lo spazio espositivo Spazi900 uno dei poli più significativi per gli studi e la valorizzazione della letteratura italiana del Novecento.
La pagina autografa di Se questo è un uomo appartiene alla parte conclusiva del capitolo Iniziazione, un capitolo non presente nella prima edizione dell’opera del 1947, ma fortemente voluto dall’autore in quella del 1958 con cui si apre quella che sarà una lunga riflessione sul valore della testimonianza: «che appunto perché il Lager è una gran macchina per ridurci a bestie, noi bestie non dobbiamo diventare; che anche in questo luogo si può sopravvivere, e perciò si deve voler sopravvivere, per raccontare, per portare testimonianza; e che per vivere è importante sforzarci di salvare almeno lo scheletro, l’impalcatura, la forma della civiltà». Le parole sono dell’internato ex sergente dell’esercito austroungarico che «per restare vivi, per non cominciare a morire» suggerisce a Levi di lavarsi «la faccia senza sapone», «camminare diritti», non «strascicare gli zoccoli». Una sequenza di azioni che appare ormai lontana dalla brutale quotidianità dello scrittore che reduce da un doloroso scavo interiore finisce il capitolo chiedendosi: «Di fronte a questo complicato mondo infero, le mie idee sono confuse; sarà proprio necessario elaborare un sistema e praticarlo? o non sarà più salutare prendere coscienza di non avere sistema?».
La pagina autografa che, come suggerisce lo studioso Giovanni Tesio è verosimile appartenga al quaderno in cui lo scrittore annotava «le aggiunte autografe appositamente pensate per l’edizione Einaudi» del 1958, offre una duplice testimonianza: mostra al lettore l’orrore della prigionia e dà conto del lavoro di scrittura e riscrittura che si compie all’interno di quello che viene definito il ‘laboratorio dello scrittore’, presentandoci varianti differenti e un differente finale – il riferimento alla morte dell’ex sergente – rispetto alla stesura definitiva che verrà poi mandata in stampa.
Il manoscritto è giunto sino a noi grazie a Bianca Vallora che alla fine degli anni ’70 nella torinese Bottega del Borgo Nuovo organizzò una mostra sulla scrittura a cui partecipò anche Primo Levi il quale donerà poi a Bianca il manoscritto esposto, oggi divenuto bene comune da tutti fruibile.
Matilde Gamannossi Degl’Innocenti