Associazione Autografia

Gli autografi di Napoleone Bonaparte e la scoperta di un falso d’autore sconosciuto: un sorprendente case study

L’autografo di Napoleone è certamente uno tra i più ambiti dai collezionisti di tutto il mondo e di tutte le epoche, basti pensare che quando lo stesso Napoleone era ancora in vita l’interesse per i documenti vergati dalla sua mano era talmente alto che numerosi falsi erano già allora in circolazione.

Con questo articolo vogliamo condividere l’esito degli studi portati avanti circa l’intrigante questione che vede protagonisti svariati documenti, disseminati letteralmente per il mondo, tutti attestanti la firma di Napoleone e uniti da un comune denominatore: quello di essere dei veri e propri identici falsi d’autore. 

Autografia – Associazione Periti Calligrafi Certificatori si è imbattuta in questi preziosi documenti a seguito di un confronto con un collezionista che ha posto all’attenzione degli esperti un’interessantissima lettera che, tuttavia, destava dei ragionevoli sospetti sia per la combinazione grafica sia per il contenuto. Dopo un attento esame del documento – e col supporto dello studio pubblicato da Peter Hicks intitolato Autograph Bonaparte Letters at The Universities Of Princeton (USA) and Vilnius (Lithuania). A Tale of Napoleonic Forgeries?, Autografia – Associazione Periti Calligrafi Certificatori ha potuto constatare che si trattava di una ‘nuova’ lettera mai prima d’ora esaminata che, pur mantenendo un certo valore di mercato, non può essere ascritta nel modo più assoluto alla mano di Napoleone né alla sua volontà. Il falsario che ha riprodotto tali documenti sembra aver infatti combinato lettere diverse, facendone risultare una unica. Questi documenti, benché originali di Napoleone, sono tuttavia stati prodotti da lui in momenti diversi. In tal modo il falsario oltre a creare e a mettere in circolazione dei falsi, ha anche fatto sì che venisse ricostruita un’immagine deviata di Bonaparte, alle cui parole si attribuisce, sulla base dei suddetti documenti, un’intenzionalità diversa da quella in realtà espressa. Tale operazione di falsificazione è stata ripetuta più volte fino a produrre un numero non ancora definito di falsi d’autore. 

Di seguito diamo contezza degli esemplari che finora sono stati reperiti e che abbiamo avuto modo di studiare. 

Presso la biblioteca dell’università di Princeton è custodito un documento molto interessante: si tratta di una lettera, corredata da un poscritto, inviata da parte di Napoleone a un cittadino anonimo. Nel corpo della lettera, il generale in capo dell’esercito italiano, esausto, chiede supporto affinché gli venga accordata la richiesta di congedo dall’esercito e gli venga concesso un periodo di riposo in Francia. Nel poscritto, invece, Napoleone maledice tutte le donne e in particolare sua moglie. 

Questo documento – che porta la segnatura: Biblioteca dell’Università di Princeton, General Mss [Misc.] C0047, Box NA, Sottocartella 1, 1 lettera [1796?] Senza destinatario; luogo: Passariano; data: 4 Vendémiaire, 25 Septembre [1797] – risale certamente al 1797 perché, nonostante la data non sia stata registrata, quell’anno è l’unico durante cui Napoleone si sia mai trovato a Passariano.

 

Un altro documento dal contenuto identico è stato reso noto dalla biblioteca dell’Università di Vilnius – segnatura: VUBRS F48-300. 

 

È stata inoltre presa in esame una lettera citata nelle memorie del Conte di Viel-Castel: Mémoires du comte Horace de Viel-Castel sur le règne de Napoléon III, 1851-1864, Paris: chez tous les libraires, 6 vol Addressee: Barras; place: “Italy”; no date specified

All’interno del vol. 2, p. 100 (in data venerdì 19 novembre 1852) della sopracitata memoria si leggono le seguenti parole: «Attualmente è in vendita presso un rivenditore di armature, un appassionato di curiosità, residente sul Quai Conti, una lettera di Bonaparte a Barras, datata Italia (sic). Il futuro imperatore si lamenta di Giuseppina e della sua preferenza di stare a Parigi con i suoi amanti piuttosto che obbedire alla chiamata del dovere e venire dalla sua parte. Il generale si lamenta molto delle donne, afferma che ha bisogno di calma e riposo e desidera ottenere un congedo per due anni». Questo documento sembrerebbe identico ai documenti di Princeton e di Vilnius. 

Di seguito riportiamo il testo integrale dei documenti:

Corpo della lettera 

«Citoyen, Je suis malade et j’ai besoin de repos, je demande ma démission, appuie-la si tu es mon ami. Deux ans dans une campagne près de Paris rétabliraient ma santé et redonneraient à mon caractère le popularité que la continuité du pouvoir ôte nécessairement… Je suis exclusif dans ma manière de sentir et d’agir et j’estime le coeur bien plus que la tête. Bonaparte».

Poscritto

«Je suis au désespoir ma femme ne vient pas, elle a quelque amant qui la retient à Paris, je maudis toutes les femmes mais embrasse de coeur mes bons amis. Bonaparte».

È infine emerso un interessantissimo documento che è stato riprodotto e pubblicato da Jacques Arnna in Pages de l’épopée impériale, Tours, 1952, pp. 86-88. La data (4 Vendémiaire [1797]), il luogo (Passeriano) e la scrittura (di Bonaparte) sono identici a quelli dei documenti di Princeton/Vilnius, ma ci sono due differenze importanti: in primo luogo la lettera di Arnna è esplicitamente indirizzata a Barras e non a un anonimo «Citoyen», in secondo luogo il corpo della lettera dei documenti di Princeton/Vilnius risulta essere un semplice estratto rispetto a quanto possiamo leggere nella lettera di Arnna, che appare pertanto molto più lunga.

 

Possiamo ipotizzare allora che questo documento sia l’originale da cui è stato estrapolato il testo dei documenti di Princeton/Vilnius. A conferma di tale ipotesi, nella lettera di Arnna si ritrova la parte conclusiva e – si capisce ora – mancante dell’ultima parte dei documenti di Princeton/Vilnius. 

Oltre a queste lettere, sono stati rinvenuti sei documenti parziali che attestano porzioni del testo sopracitato, si tratta quindi di documenti a queste correlati che tuttavia riportano o il solo corpo o il solo poscritto della lettera, ma mai entrambi. Questi documenti sono:

1) Documento S.H.A.T. (Service Historique De L’armée De Terre):

si tratta di una minuta completa comprendente il corpo della lettera dei documenti di Princeton/Vilnius; Segnatura: S.H.A.T., C1712; Minuta (mano del copista); Destinatario: Barras; luogo: Passariano; data: 4 Vendémiaire, An IV (barrato e corretto in An VI), 25 settembre 1797. Il testo qui è quello del corpo dei documenti di Princeton/Vilnius.

2-3) Documento contenente il corpo della lettera e il poscritto dei documenti di Princeton/Vilnius pubblicati separatamente con facsimili dal Barone di Coston: Le Baron de Coston, Biographie des premières années de Napoléon Bonaparte, c’est-à-dire depuis sa naissance jusqu’à l’époque de son commandement en chef de l’armée d’Italie; avec un appendice renfermant des documents ou inédits ou peu connus, postérieurs à cette époque, Paris; Valence: Marc Aurel frères, 1840, 2 vols.

Coston ha pubblicato il corpo della lettera dei documenti di Princeton/Vilnius a pagina 484 del volume 1, con facsimile

qui non è riportato il destinatario, ma secondo l’opinione di Coston dovrebbe essere indirizzato a Barras; luogo: Passariano; data: 4 Vendémiaire (Coston data il documento ad An VI, 1797).

Coston ha anche pubblicato il poscritto dei documenti Princeton/Vilnius a pagina 466 del volume 1, con facsimile

anche qui non è riportato il destinatario, ma secondo Coston dovrebbe essere indirizzato a Barras; senza luogo né data. In una nota a piè di pagina, Coston ha osservato che il destinatario non poteva essere né Carnot né Clarke.

4) Documento una volta parte della collezione Emile Brouwet / Musée Napoléon a Digne-les-Bains

che comprende una lettera a Barras e il poscritto dei documenti di Princeton/Vilnius. Destinatario: Barras; luogo: Milano; data: 23 Prairial, An IV (11 giugno, 1796). Si tratta del corpo della lettera di Bonaparte a Barras (mano del copista) seguita dal poscritto (autografo, mano di Napoleone) del documento di Princeton/Vilnius. Secondo il catalogo della vendita della collezione Brouwet, Bonaparte ha scritto sulla busta il seguente indirizzo: «Au citoyen Barras, membre du Directoire, exécutif, Parigi» (A Citizen Barras, membro del Direttorio esecutivo, Parigi).

5-6) Documento contenente il corpo della lettera e il poscritto dei documenti Princeton/Vilnius pubblicati separatamente da Léonce de Brotonne, Lettres inédites de Napoléon Ier, 1898, nn. 9 e 13;

N. 13, corpo della lettera dei documenti di Princeton/Vilnius. Destinatario: Barras; luogo: Passariano; data: 4 Vendémiaire, An V [I] (25 settembre 1797)

Brotonne ha pubblicato solo una parte del testo (fino a «santé»). È possibile che Brotonne abbia preso qui il destinatario, Barras, da Coston, che cita (n. 13, nota 1).

N. 9, poscritto dei documenti Princeton/Vilnius. Destinatario: Carnot; senza luogo né data 

 

È possibile che Brotonne abbia preso qui il destinatario, Carnot, da Coston, che cita (n. 13, nota 1). In una nota al n. 9, Brotonne ha datato questo poscritto al «derniers jours de prairial an IV (mai 1796)» – gli ultimi giorni di Prairial, An IV (maggio 1796).

Coston (1840) e Brotonne (1898) pubblicarono il corpo della lettera e del poscritto del documento Princeton/Vilnius separatamente (con facsimile in Coston), mentre la minuta S.H.A.T. ci mostra il corpo della lettera del documento Princeton/Vilnius isolato, dunque senza poscritto. Per quanto riguarda il destinatario, nonostante il fatto che l’autografo (Princeton/Vilnius e il facsimile di Coston) non ne riporti nessuno, la minuta S.H.A.T. e i documenti Coston e Brotonne dimostrano unanimemente che il contenuto del corpo della lettera di Princeton/Vilnius è indirizzato a Barras e che la lettera era datata 25 settembre 1797. D’altra parte, l’altra lettera indirizzata a Barras (precedentemente raccolta in Brouwet), ci mostra il poscritto di Princeton/Vilnius allegato a un altro corpo di lettere retrodatato di un anno. 

È allora possibile sostenere l’ipotesi che i documenti di Princeton, Vilnius e quelli menzionati nelle Memorie di Viel-Castel siano unioni di documenti redatti in date diverse, anche se apparentemente originali e di mano di Napoleone? Considerando la cronologia e la storia delle relazioni tra Bonaparte, Barras e Josephine, questo risulta molto probabile.

Ricapitolando, per quanto riguarda il poscritto, la lettera a Barras (come già ricordato precedentemente raccolta in Brouwet) lo colloca nel giugno del 1796. Questa datazione sembra calzare perfettamente perché Bonaparte sposò Josephine nel marzo del 1796, ma partì quasi immediatamente per l’Italia. A giugno Bonaparte aspettava con impazienza l’arrivo di lei, che invece si stava attardando a Parigi.

Il poscritto ci rivela un marito ansioso di ricongiungersi alla moglie, residente a Milano, che affida a Barras – caro amico della coppia – una comunicazione molto delicata posta alla fine di una lettera ufficiale, inviata da Bonaparte in persona (l’indirizzo è scritto di suo pugno). Tale poscritto potrebbe essere quindi ragionevolmente datato 11 giugno 1796, tanto più che Josephine arrivò a Milano il 10 luglio 1796.

Per quanto riguarda il corpo della lettera, invece, la data apposta sui documenti di Princeton/Vilnius è settembre 1797. Infatti, oltre al fatto che la Bonaparte si trovava a Passariano tra il settembre e l’ottobre 1797, si stava anche contestualmente chiudendo la prima campagna d’Italia e, come si evince dalla lettera, Bonaparte, stanco, aveva bisogno di riposo. Chiede così supporto per la sua richiesta di congedo. La rispondenza contenutistica e cronologica risulta ineccepibile. 

È impossibile quindi pensare che il poscritto che recita: «Sono disperato. Mia moglie non viene. Ha un amante che la tiene a Parigi. Accidenti a tutte le donne …» sia contestuale alla lettera di Passariano del 1797, tanto più che a quel tempo Josephine era al fianco di Bonaparte a Villa Manin, presso Passariano. In virtù di queste considerazioni possiamo affermare con sicurezza che il poscritto, collocato cronologicamente nel 1796, non appartiene alla lettera di Passariano, collocata invece cronologicamente nel 1797, e che di conseguenza i documenti di Princeton/Vilnius sono delle vere e proprie compilazioni, una sorta di collage.

 

Ai documenti sopra esaminati dovrà essere necessariamente aggiunto quello rinvenuto dagli esperti di Autografia che, lieti di poter contribuire a far luce su uno degli autografi più ambiti di sempre, ne propongono qui la descrizione e l’analisi calligrafica.
 

Il documento – a cui ci riferiremo da ora in poi con la sigla FR08BT20 – si presenta in ogni sua parte identico a quello di Princeton/Vilnius, a eccezione del fatto che non presenta il poscritto, ma unicamente la parte relativa al corpo della lettera che risulta invariata a livello contenutistico. Anche in questo caso il luogo è Passariano, la data quella del 4 Vendémiaire e il destinatario un anonimo «Citoyen». Tuttavia, calligraficamente parlando, è possibile evidenziare una notevole differenza di composizione.

 

Anche l’analisi calligrafica colloca cronologicamente il documento alla fine del 1700, infatti è propria di quel periodo la variante di firma qui attestata, cioè l’autografo di Bonaparte caratterizzato dal paraffo di chiusura. 

Per l’analisi generale del documento è interessante prima di tutto notare come la lettera si presenti ben ordinata, con parole molto distanziate tra loro, quasi incolonnate, e come la linea di scrittura sia sempre ben rispettata, così come attentamente mantenuta risulta la medesima distanza tra le righe. Questa precisione è il primo dato che ci mette in allarme dal momento che sappiamo bene che la grafia di Napoleone Bonaparte in quel periodo storico appariva piuttosto disordinata, con parole molto ravvicinate tra loro e con la linea di scrittura calante decisamente verso il basso nella parte finale della riga. Altra caratteristica che balza subito all’occhio è la lentezza del tratto, a volte persino tremolante, dunque impossibile da attribuire ad un uomo di circa 30 anni, tipica invece del tratto della maggior parte dei falsari che, necessariamente, devono scrivere lentamente per meglio riprodurre la grafia del personaggio che stanno falsificando. 

Analizzando poi nel particolare la firma, possiamo notare che il falsario, pur imitando molto bene l’andamento e la grafia di Napoleone, chiude la firma con un paraffo decisamente anomalo che chiude sì in maniera corretta, seppur indecisa, la firma, ma risulta posizionato alla base della stanga della T, mentre nell’originale ne infiocca la testa.

Addentrandoci nell’esame delle singole lettere, tra tutte le incongruenze, maggiori o minori che siano, segnaliamo una significativa incongruenza di scrittura nel primo «Je suis», dove possiamo vedere una J con evidente occhiello (falso), ed una S tracciata diritta mentre nella grafia originale risulta ondulata. Il secondo «Je suis» è addirittura scritto in maniera ancora differente, con la lettera E che si attacca alla lettera S; anche questa caratteristica non è presente nella calligrafia originale dell’Imperatore. 

Per concludere, il nuovo documento analizzato, seppur riprodotto ad arte, è da considerarsi un falso per i succitati motivi e pertanto non è ascrivibile – né nella grafia né tantomeno nella firma – alla mano di Napoleone Bonaparte. Ad ogni modo, insieme con gli altri documenti, diviene testimone di una grandiosa operazione di falsificazione che ha ingannato studiosi e appassionati anche molto competenti e che conserva, nel complesso, un significativo valore storico e di mercato. 

 

 


Matilde Gamannossi Degl’Innocenti e Stefano Fortunati