La recentissima scoperta di un’opera dell’arte degenerata deprecata dal nazismo sta facendo il giro del mondo. L’opera ritrarrebbe in chiave ironica e satirica nientemeno che il Führer stesso e potrebbe essere, secondo la storica dell’Arte Annalisa Di Maria ed il ricercatore Andrea da Montefeltro (entrambi membri del Centro per l’Unesco di Firenze), scaturita dalla mano di Pablo Picasso. Il dipinto, secondo gli studiosi d’arte, sarebbe un vero e proprio tributo a Paul Klee da parte di Picasso il quale potrebbe aver ricambiato, con questa opera, il dono ricevuto dall’amico Klee in precedenza.
L’opera pittorica è mancante di firma; un passato restauro al bordo della tela potrebbe aver cancellato infatti la firma dell’autore o forse, più semplicemente, l’autore ha deliberatamente omesso di firmarlo considerando il tema trattato, assai scottante e pericoloso in un’Europa schiacciata dal regime nazista. È però presente una scritta sul labbro inferiore del ritratto, ed è per questo che la storica dell’arte ha richiesto l’intervento dell’Associazione Autografia per effettuare una perizia su questa scritta e comprendere se essa potrebbe veramente essere avvicinata alla grafia del genio malagueno.
Avendo già collaborato fattivamente con la Dott.ssa Di Maria ed il Dott. Andrea da Montefeltro per altri lavori molto importanti quali il riconoscimento di una firma su un doppio dipinto attribuibile a Matisse e l’attribuzione di una sanguigna raffigurante “il cavallo ideale” nientemeno che a Leonardo Da Vinci, abbiamo accettato con molto piacere l’incarico, che è sfociato poi nella conferenza internazionale “L’arte in fuga da Hitler” tenutasi domenica 7 agosto 2022 nelle sale del Castello di Piobbico dove è stata in quell’occasione svelata l’opera oggetto di studio.
Dato che ormai i giornali di tutto il mondo stanno riportando la notizia, con grande orgoglio mio e di tutta l’Associazione Autografia, vogliamo condividere gli studi effettuati approfondendo così l’argomento della perizia calligrafica sull’opera e, fornendo i dettagli tecnici della perizia, illustrare i motivi per cui abbiamo reputata plausibile la spiegazione degli storici dell’arte e dei ricercatori:
Diamo un primo sguardo d’insieme all’opera: in stile prettamente cubista, viene raffigurato un volto maschile con in bocca una pipa circondato da un serpente. Sopra di lui tre svastiche galleggiano all’interno di altrettanti cubi. All’interno del quadro si possono individuare le due scritte, che andremo adesso ad analizzare assieme.
All’interno della pipa si può osservare la prima scritta: KLEE. La parola è inscritta in maniera perfetta, seppur stilizzata, all’interno della testa della pipa creandone addirittura i contorni. Se a prima vista questa scritta potrebbe sembrare una firma, la posizione insolita di essa, ma soprattutto il gesto grafico, mi portano ad abbandonare questa ipotesi. Vediamo il perché…
Esaminando questa firma presa ad esempio e tratta da una delle sue opere dal titolo “GEOFNET” del 1933, possiamo apprezzare che la firma di Klee sui suoi quadri è molto semplice ma di andamento regolare e rotondeggiante. Se andiamo poi a compararla con la scritta KLEE presente sull’opera, comprenderete quindi che non è possibile interpretare la scritta nella pipa come una firma.
Propenderei invece per l’ipotesi identificativa, e cioè che la scritta Klee si riferisca al destinatario dell’opera. Come sappiamo, nonostante la celebre campagna anti fumo messa in atto da Hitler, Klee era un accanito fumatore di pipa e non cessò mai di abbandonarsi a questo vizio.
Purtroppo questa parola, trattandosi di una scritta stilizzata che occupa una spazialità ben precisa e costretta, non è adatta per effettuare una qualsiasi comparazione calligrafica in quanto è da considerarsi alla stregua di un disegno, ma è senz’altro molto importante nella valutazione concettuale dell’opera stessa.
Analizziamo invece la seconda scritta.. Sul labbro inferiore del ritratto si può vedere la scritta: SCHWEIGEN. La scritta occupa uno spazio piccolissimo, circa 8 centimetri per 2, delimitata appunto dalla dimensione del labbro inferiore.
La parola Schweigen in tedesco significa “restare in silenzio, tacere”…
È decisamente emblematico che l’autore abbia inscritto la parola “tacere” sulla bocca della persona ritratta. È un invito? È un’esortazione a tacere per preservarsi la vita di fronte ai crimini imperversanti nell’Europa nazista? Non dobbiamo infatti dimenticare che Klee, come Picasso del resto, fu parte di quella che fu definita “arte degenerata”: un’arte che andava contro ai principi del nazionalsocialismo ma che non mancava comunque, per una pura contraddizione in termini, di irretire i massimi esponenti del partito Nazista quali Hitler, Goering e Goebbels. I tre gerarchi erano infatti così attratti dall’arte degenerata che durante il regime nazista misero in atto una vera e propria spoliazione ai danni di musei e ricche famiglie ebree di tutta Europa per raccogliere migliaia di capolavori che utilizzarono poi per adornare le proprie residenze ed i musei del Reich.
Ho ritenuto questa parola, “Schweigen”, adatta per effettuare una comparazione calligrafica, e vado adesso a mostrare le risultanze degli studi effettuati. Non vi preoccupate, non sarà una cosa noiosa ma sono certo che troverete le risultanze molto interessanti.
Lo studio che andrò a presentare adesso è volto quindi ad “avvicinare” la calligrafia presente nel dipinto a quella di Pablo Picasso.
Prima di tutto è necessario effettuare una doverosa premessa: due sono le caratteristiche che nel nostro caso rendono più complesso l’esame della grafia.
La prima caratteristica è che la scritta è stata apposta tramite un pennello. E’ importante sapere che, a causa del posizionamento delle dita nell’impugnare il mezzo di scrittura e soprattutto a causa della morbidezza della punta del pennello, il gesto grafico è quindi abbastanza differente da quello attuato tramite una penna, una matita od un altro strumento di scrittura. In più, la scrittura con il pennello costringe l’autore a staccare molto le lettere, dato che il pennello “scarica” rapidamente le sue capacità scrittorie e necessita quindi di essere intinto spesso nel colore. Le firme e le lettere apposte con un pennello, pur mantenendo delle peculiarità caratteristiche simili alla calligrafia consueta del personaggio, sono preferibilmente da compararsi con scritture ottenute con lo stesso metodo. In questo caso non abbiamo questa possibilità dato che non era costume di Pablo Picasso dipingere parole all’interno delle sue opere.
La seconda caratteristica è lo spazio decisamente ridotto -ricordiamo 8×2 centimetri- in cui l’autore ha inserito la scritta; è scientificamente provato infatti che lo spazio utilizzabile per scrivere influenza in maniera significativa il gesto grafico ed il suo risultato. Se si percepisce una certa rigidità nel tratto, questa è data dalle esigue dimensioni in cui l’artista si è trovato a scrivere e soprattutto dallo strumento utilizzato, il pennello.
Purtroppo, come già accennato sono pochissimi i campioni di scrittura all’interno dei quadri di Picasso e nessuno utilizzabile per una comparazione se non la sua firma, e anche quella non sempre presente. Firma che comunque, a differenza della sua grafia, cambia sostanzialmente negli anni evolvendosi in una stilizzazione che non è pertanto adatta ad essere utilizzata come campione di comparazione. Per dovere di correttezza devo specificare che la comparazione tra uno scritto a penna o pennarello ed uno a pennello può fornire soltanto un’opinione prudenziale sull’autenticità, ma purtroppo è tutto ciò che abbiamo a disposizione al momento.
Ipotizzando quindi che il dipinto e conseguentemente la scritta siano stati realizzati da Pablo Picasso, procediamo con l’esame comparativo delle due grafie. Sappiamo che Pablo Picasso e Klee si sono studiati a distanza ed ammirati per moltissimi anni e si sono incontrati in almeno due occasioni, nel 1933 ed ancora nel 1937 a Berna presso lo studio di Klee. Considerando la presenza delle svastiche nel dipinto, propendo per valutare come plausibile la seconda data, il 1937. Questa considerazione è di ordine logico dato che la svastica, già suggerita come simbolo del Partito Nazionalsocialista da Hitler nel suo Mein Kampf, pubblicato nel 1925, fu adottata come bandiera del Terzo Reich soltanto a partire dal 1935, conoscendo quindi da quel momento in poi la sua massima e triste diffusione.
Come sappiamo la calligrafia di un individuo è scientificamente suddivisa in tre macro periodi: l’età giovanile, l’età di mezzo e la terza età.
È necessario puntualizzare che la scrittura di Picasso non abbia subito sostanziali cambiamenti se non quelli fisiologici propri della terza età, e quindi la sua scrittura tra l’età giovanile e l’età di mezzo può essere considerata molto simile, come vediamo dalle slides.
Come possiamo osservare, Picasso fa molta fatica a mantenere una linea di scrittura regolare e traccia le parole con un movimento altalenante, spesso riempiendo ogni spazio che si trova a tiro. Come se la sua arte crescesse con lui e dovesse vagare libera anche nella scrittura, priva di qualunque legame od imposizione data dallo spazio o dalla convenzione, questa caratteristica della grafia di Picasso si accentua con il passare degli anni, un po’ per il diminuito controllo motorio dovuto all’età, un po’ perché diciamocelo, LUI era Picasso, e poteva permettersi anche la stravaganza di scrivere in maniera anticonvenzionale.
Analizziamo adesso la prima lettera, la S di Schweigen.
La lettera “S” è decisamente particolare, con gli archi molto aperti ed è sicuramente la lettera che rende più solida la comparazione calligrafica. La genesi della lettera è all’apice, e la stessa si chiude con un tratto spiccatamente discendente, inclinato verso sinistra. Vediamo qua sopra le lettere “S” scritte, purtroppo non dipinte da Picasso, che ho utilizzato per la comparazione.
Ecco una lettera “S” del 1915, una lettera “S” del 1916, ed infine 2 lettere “S” del 1927, temporalmente quindi più vicine alla datazione presunta del dipinto.
Come possiamo apprezzare, la similitudine è veramente impressionante…
Passiamo poi alle lettere “E” ed “I”, sicuramente molto interessanti da valutare.
Nel dipinto la lettera “E” si presenta con l’occhiello ben definito ed il tratto discendente portato quasi in verticale. Facciamo attenzione alla particolare rotondità dell’occhiello: utilizzando un biglietto autografo scritto con un pennarello grosso nel 1964, possiamo osservare come la forma della lettera “E” sia effettivamente molto simile a quella del dipinto. Il pennarello a punta grossa è lo strumento scrittorio che più si avvicina ad un pennello quindi questo campione di comparazione, seppur distante nel tempo, è molto importante. Abbiamo quindi appurato che la scrittura di Picasso non ha subito variazioni significative nel corso del tempo.
Analizziamo infine la lettera “I”:
La lettera “I” è formata da un’asta sormontata da un punto sovrascritto, ben diritta e marcata. Ancora una volta approfitteremo dell’appunto scritto nel 1964 con il pennarello a punta grossa.
Le due lettere sono tracciate con lo stesso gesto grafico e presentano la stessa dimensione e direzione, con la genesi dell’asta in alto ed il tratto che si allarga verso la base, dove è inevitabile la maggiore pressione del pennello. Anche la “I” dell’appunto presenta le stesse caratteristiche: il punto sovrascritto è anch’esso pressoché equidistante alla “I” dell’opera in esame. Anche in questo caso come possiamo apprezzare la similitudine che è a dir poco impressionante.
Queste sono le risultanze del nostro studio e spero che abbiate trovato questa analisi calligrafica interessante. A questo punto immagino che la domanda nella mente di tutti sia: “ma allora il quadro sarà stato davvero realizzato da Picasso?” La risposta a questo quesito è senz’altro complessa…
Il lavoro sulle scritte presenti sul dipinto non può e non vuole assolutamente fornire certezze sulla sua paternità.
Considerando di chi stiamo parlando, comprenderete che fornire un’attribuzione certa ed inappellabile dell’opera in esame a Picasso è un onere che può essere demandato solo agli esperti del genio malagueno. L’attribuzione di una simile opera è un processo molto articolato che si basa su analisi non solo oggettive e percettive ma anche su dati scientifici ben precisi, come le analisi di laboratorio della tavolozza e del supporto, raffronti storici e biografici e, ultima ma non ultima, la grafometria forense di cui abbiamo visto adesso una sua parziale applicazione sulla scritta presente sull’opera.
Il lavoro che abbiamo svolto ha quindi valutato la possibilità che la scritta SCHWEIGEN possa essere stata effettivamente realizzata da Pablo Picasso: la conformazione di lettere e stile non negano assolutamente questa chance e speriamo che esso possa fornire quindi un valido complemento agli studi successivi che certamente verranno intrapresi e che, ci auguriamo, possano solo confermare quanto ipotizzato dal team di studiosi di cui abbiamo fatto orgogliosamente parte.
Stefano Fortunati
Presidente